7Seeds

Distribuito da Netflix a partire da venerdì 28 giugno, 7Seeds è l’adattamento animato dell’omonimo manga. L’anime è composto da 12 episodi della durata di 25 minuti circa. Lo studio Gonzo, in collaborazione con Yukio Takahashi e la supervisione di Touko Machida, ne ha provveduto alla realizzazione.

Trama

Cosa c’è di peggio che risvegliarsi da un incubo e scoprire che non si tratta di quello, ma della realtà in cui ci si trova?
Probabilmente nulla.
Le vicende sono ambientate in un futuro post-apocalittico non specificato, in cui i personaggi si trovano costretti a sopravvivere su una Terra distrutta decenni prima da un meteorite, che vi ha cancellato ogni traccia di vita.
Contro ogni aspettativa, pullula di creature ignote, insetti giganti e stranezze di ogni tipo: riuscire a sopravvivere sembra essere molto complicato.
Salvarsi da tutto ciò è una missione non indifferente, e ciò si evince quando la regia vira la sua attenzione su un altro gruppo di sopravvissuti, i quali si accorgono di un’altra, terribile, verità: abbandonare l’isola è impossibile.

Cosa vuol dire “7Seeds”?

“Seven Seeds” è il nome dato al progetto da parte del governo, prima che il meteorite si abbattesse sulla Terra.
Questo progetto ha come scopo la sopravvivenza umana, e ogni nazione deve preservare crionicamente (no, non l’ho confuso con Captain America) un numero ben preciso di giovani in salute, in modo tale che al gene umano venga permesso di sopravvivere a questo scenario apocalittico.
Il governo giapponese ha creato cinque gruppi di sopravvissuti, fatti risvegliare quando le condizioni della Terra lo permettevano, denominati Inverno, Primavera, Estate A, Estate B e Autunno.
Sette è il numero delle persone in ogni gruppo, che rappresentano i “semi” da cui la civiltà dovrà nuovamente rinascere. Da qui, Seven Seeds.

Prime impressioni

Dall’episodio iniziale, sembra che l’adattamento del manga sia di buono livello, ma altalenante: alcuni personaggi appaiono senz’altro più dettagliati, con un disegno che ne esalta i lineamenti e le particolarità, mentre altri non sembrano essere realizzati nella stessa maniera. Stesso discorso vale per l’animazione.
Nota del tutto positiva invece, è la colonna sonora.
L’opening, “Ark”, della cantante Amatsuki, e l’ending, “Wish”, cantata da Majiko, hanno un sapore nostalgico che  si sposa con l’intera trama e natura solenne dell’opera.

Ilaria

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