IL MONDO RACCONTATO DALLE DONNE: COPPOLA, JENKINS E GERWIG

É ormai alle porte l’uscita di uno dei film più attesi dell’anno, “Little Women”, che vede dietro la macchina da presa una delle promesse del cinema contemporaneo: Greta Gerwig. Dietro a questa spasmodica attesa vi è il desiderio di scoprire come la regista, con la sua visione, sia riuscita a dare nuova linfa a un classico amato a livello internazionale.

Gerwig è una delle tante (seppur ancora troppo poche) registe contemporanee che regalano pellicole toccanti e intense, spaziando tra i generi e raccontando storie che restituiscono uno sguardo personale e indimenticabile. E in più occasioni hanno dimostrato di essere in grado di raggiungere (se non superare) il livello di alcuni maestri del cinema contemporaneo, a riprova che l’arte è tale a prescindere dal genere. Queste registe hanno dimostrato con splendidi film, premiati o criticamente acclamati, come uno sguardo femminile per troppo tempo passato in secondo piano o soppiantato da quello maschile, sia necessario nel cinema contemporaneo.

La lista di registe donne che hanno fatto e continuano a fare la storia del cinema sarebbe lunga e articolata, e in questo caso dovremo limitarci a tre nomi, ma di tre cardini del cinema di oggi: Sofia Coppola, Patty Jenkins e Greta Gerwig.

SOFIA COPPOLA

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Figlia d’arte, di uno dei padri del cinema americano, Francis Ford Coppola, Sofia Coppola è una regista, sceneggiatrice e attrice statunitense. Debutta al cinema nel pluripremiato capolavoro del padre, “Il Padrino”, ma per la sua carriera d’attrice venne sempre accusata di nepotismo. La recitazione non era però la strada che desiderava seguire e disse in più occasioni di aver accettato solo per soddisfare il desiderio del padre.

Alcuni fra i suoi film più acclamati

Lasciata la precoce carriera da attrice, Sofia Coppola decise di dedicarsi alla regia, regalando pellicole di grandissimo successo da parte della critica e del pubblico, rendendola uno dei registi più interessanti ed eclettici a livello internazionale. Il vero debutto da regista arrivò con “il giardino delle vergini suicide”, un toccante dramma che vede protagonista uno degli attori “feticcio” della regista, Kirsten Dunst. Con l’attrice collaborerà anche in “Marie Antoinette”, un affresco affascinate e glamour della reale francese e in “The Beguiled” del 2017.

Nel 2013 presenta a Cannes “Bling Ring”, basato sulla storia vera di una banda di ragazzi hollywoodiani che, affascinati dal mondo delle celebrità, cominciano a introdursi nelle case delle star di Los Angeles, derubandoli e ottenendo l’appellativo dai media “the bling ring”, la “banda dello sfarzo”. Il film vede protagonista Emma Watson nel ruolo di Nicki Moore, che venne acclamata per la sua interpretazione, mentre il film ottenne dei giudizi contrastanti, seppur accrebbe la fama della regista.

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Ma il vero capolavoro di Sofia Coppola, con il quale ottenne l’Oscar alla miglior sceneggiatura, resta sicuramente “Lost in Translation”. Ambientato a Tokyo e con protagonista la coppia Scarlett Johannson/Bill Murray, il film è considerato ancora oggi un cult.
La pellicola presenta la vita di due personaggi solitari e con un sentimento costante di vuoto interiore, che si colma nel momento in cui si conoscono in un hotel di Tokyo. Coppola tratteggia con delicatezza e intesità un rapporto che altrimenti poterebbe essere considerato ambiguo, regalando uno sguardo profondo e attento sulla psicologie di due anime perse nel cuore del Giappone. Già nel 2003, dunque, la regista si ritagliava un ruolo di spicco all’interno del panorama hollywoodiano che sarebbe cresciuti negli anni a venire.

PATTY JENKINS

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Dopo il successo ottenuto nel 2017 con Wonder Woman – che fu inserito dall’ American Film Institute fra i 10 Miglior film del 2017 – Patty Jenkins si prepara a tornare alla ribalta con Wonder Woman 1984, secondo capitolo della saga che vede Gal Gadot nei panni dell’eroina più amata di sempre.

Alcune sue pellicole

Il debutto alla regia della Jenkins, che segna l’inizio della sua carriera nel mondo del cinema, risale al 2003, con l’acclamato Monster. La Jenkins però non si limita solo a dirigere l’autobiografia di Aileen Wuornos – una donna condannata per l’omicidio di sette uomini, e poi giustiziata in Florida dopo 12 anni nel braccio della morte – in quanto anche la sceneggiatura del film, basata sulle lettere che la Wournos scriveva dal carcere, porta la sua firma.  

Il film, che vede Charlize Theron nei panni della protagonista, viene acclamato sia dal pubblico che dalla critica, che lo definisce come il miglior film del 2003. Inoltre per la sua performance in questo film, Charlize Theron si aggiudica sia l’Oscar che il Golden Globe per la Miglior Attrice Protagonista, e la Jenkins riceve la candidatura per l’Orso d’Oro di Berlino.

Dopo il successo ottenuto con Monster, la Jenkins passa il successivo decennio a lavorare per la televisione. Nel 2011 venne scelta per dirigere Thor: The Dark World, ma abbandona la produzione dopo meno di due mesi a causa di divergenze creative. Nel 2015 accetta di dirigere Wonder Woman che la rende la prima regista donna a dirigere un film americano di supereroi. Il film, che vede Gal Gadot nei pnni di Diana Prince, si è subito imposto come il film con il maggior incasso diretto da una donna, superando il precedente detentore del record, Mamma Mia! di Phyllida Lloyd. Il successo ottenuto con il film e la sua battaglia per la parità di salario con i suoi colleghi uomini, garantisce alla Jenkins  anche una nomina nella lista Time Person of the Year, stillata ogni anno dal Time Magazine.

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Ora non ci resta che aspettare il 4 Giugno 2020, data fissata per l’uscita del secondo capitolo di Wonder Woman nei cinema di tutto il mondo, con la consapevolezza che Patty Jenkins non ci deluderà e con la speranza che il suo lavoro possa aiutare le centinaia di registe che lottano ogni giorno per poter costruirsi un proprio posto nel modo ancora troppo maschilista della regia.

GRETA GERWIG

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Greta Gerwig ha come parola d’ordine “donna”. Ecco come si potrebbe riassumere la sua tecnica di scrittura da regista. Chi la conosce, sa a cosa mi riferisco. Per chi non la conoscesse, invece, vi basterà sapere che nei suoi film l’evoluzione del personaggio femminile occupa una posizione cardine nella storyline.
La Gerwig non nasconde la sua inclinazione verso la raffigurazione di una donna forte, che ha dentro di sé l’energia necessaria per superare ogni ostacolo fino ad arrivare alla felicità.
Ed è proprio questo il punto centrale dei suoi film: la forza interiore femminile.

Due debutti per una sola, grande, regista.

Il suo debutto nelle vesti di regista risale al 2017, quando Lady Bird è apparso sui megaschermi americani.
Vincitore di due Golden Globes, il film era nizialmente intitolato “Mothers and Daughters”.

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Greta Gerwig ha speso molti anni nella sceneggiatura di questo film. Voleva assomigliasse ad un ricordo, ad un fatto realmente accaduto e in cui ciascuno avrebbe potuto rivedersi.
Ed è proprio questa semplicità che porta a definire la pellicola una sorta di auto-biografia, nonostante non si sia ispirato a fatti realmente accaduti.
Per rendere il progetto più realistico e permettere agli attori di immedesimarsi, la Gerwig ha dato loro annuari, foto e diari, e li ha portati a visitare la sua città natale.

Ma il suo vero e proprio debutto risale al 2008, anno in cui ha diretto assieme a Joe Swanbergs “Nights and Weekends”.

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Si tratta di un film appartenente alla corrente mumblecore, ovvero film indipendenti creati con un basso budget a disposizione e incentrati sull’interiorità e i rapporti fra i personaggi. Non c’è da stupirsi, perciò, se non ne si era a conoscenza fino a questo momento.
Il film è basato sulla storia di una relazione a distanza. Nella prima parte si narrano le vicende dei protagonisti coinvolti nella relazione, mentre nella seconda si dà ampio spazio alla fine della storia e alle conseguenti ripercussioni sulle vite dei due ex innamorati.
La peculiarità di questo film sta nel fatto che la seconda parte sia stata girata un anno dopo rispetto alla prima, per accentuare l’idea dell’anno trascorso dalla fine della relazione e i cambiamenti dei personaggi.
La Gerwig non veste solo i panni della regista, ma anche quelli della sceneggiatrice e dell’attrice in questo film.

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Per ritornare al tema “girl power”, uno dei film più attesi del 2020 è diretto proprio da lei. Sì: sto parlando di Piccole Donne. Nei cinema italiani a partire dal 9 gennaio 2020, il riadattamento del famosissimo romanzo di Louise May Alcott si concentrerà sulla crescita personale delle sorelle una volta lasciato il nido familiare. Spicca fra tutte la figura di Jo, estremamente determinata a trovare la sua strada e indipendenza, nonostante le imposizioni di quel periodo. Ora non ci resta che aspettare, e vedere se, ancora una volta, Greta Gerwig riuscirà a lasciare il suo segno con un film così importante.

– Vittoria, Sara, Ilaria.

Vittoria

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