Cannes 2025: tra ovazioni, condor giganti e cinema che resiste – il Festival più folle e politico degli ultimi anni

Cari Spoilerinos,

Cannes non è un festival. È una dimensione parallela in cui la realtà viene sospesa tra paillettes, polemiche e proiezioni che ti lasciano a bocca aperta o con l’urgenza di un caffè molto lungo. E fidatevi: io ci sono dentro fino al collo — con i piedi (quasi sempre) dentro ai tacchi, lo sguardo fisso sulla Croisette e la mente in subbuglio per cercare di raccontarvi tutto questo.

Siamo al 20 maggio e, a una settimana dall’apertura del 78° Festival di Cannes, posso dirlo senza il minimo dubbio: quest’anno la kermesse è una bomba. Di bellezza, di politica, di cinema vero. Sul red carpet si alternano momenti da tappeto delle fate a situazioni surreali da cabaret dadaista, mentre dentro le sale il cinema… ruggisce, morde, emoziona.

Tutto è cominciato con Robert De Niro, che ha ricevuto la Palma d’Oro onoraria come solo lui poteva: con classe, rughe piene di storie e una stilettata politica in pieno stile Bobby D. A premiarlo? Il suo complice artistico preferito: Leonardo DiCaprio, che ha letto un discorso così affettuoso che a momenti mi commuovevo più di lui. Ma il vero show lo ha fatto De Niro stesso, attaccando la proposta di Trump di tassare del 100% i film stranieri. Il pubblico ha applaudito come se avesse vinto l’Italia ai Mondiali, ma poi — plot twist! — il suo Q&A post-premiazione è stato così balbettante e surreale che Vulture lo ha definito “una catastrofe onirica”. Viva Cannes, dove puoi essere leggenda… e un po’ disastro nella stessa ora.

Ma oggi, 20 maggio, l’Italia si prepara a giocare la sua carta più ambiziosa. Alle 14:34 (sì, l’orario è da missione spaziale), è in programma la proiezione di Fuori, unico film italiano in concorso, firmato da Mario Martone. L’attesa è palpabile: Martone è uno di quei registi che sa infilare poesia anche nei silenzi, e qui pare aver messo cuore, viscere e tutto il suo cinema. Siamo curiosissimi di vedere come reagirà Greta Gerwig, presidente di giuria e musa indie che potrebbe trovare in questo film quella miscela di passione e riflessione che tanto ama. Spoilerinos, vi terrò aggiornati: il red carpet è già in fermento, la stampa italiana incrocia le dita e noi siamo pronti a tifare a colpi di occhi lucidi (o critiche taglienti, se serve).

E poi… Julia Ducournau. Con Alpha ha spaccato il festival in due come una mela da film horror: chi l’ama, chi ne è uscito con lo stomaco in subbuglio. Ovazione di 12 minuti (lo giuro, ho cronometrato — e sì, c’è stato anche un malore in sala), con Golshifteh Farahani e Tahar Rahim che sembravano posseduti dalla potenza del film. E no, non è una metafora.

Fuori concorso, Spike Lee ha regalato un nuovo capitolo della sua follia organizzata con Highest 2 Lowest e ha partecipato a un tributo a Denzel Washington, premiato con una Palma d’Oro onoraria. Tutto bellissimo finché — colpo di scena! — Denzel ha avuto un battibecco con un fotografo sul red carpet. Cannes non delude mai.

Tra piume e provocazioni, un uomo travestito da condor gigante ha sfidato il dress code (Ramsay 1 – regolamento 0), Alexander Skarsgård ha optato per stivali e glitter (vi giuro, sembrava una rockstar dei Balcani) e Nicole Kidman ha stregato tutti con un Balenciaga rosso da togliere il fiato.

Nel frattempo, l’ombra di Trump aleggia anche sul mercato: la sua proposta di tassare i film stranieri ha fatto rallentare le vendite… ma non ha fermato Mubi, che ha sganciato 20 milioni di dollari per Die, My Love. Che dire, se il cinema è resistenza, Cannes ne è il bunker scintillante.

E non finisce qui: sta per arrivare il film nigeriano di Akinola Davies Jr., già acclamato, e The Phoenician Scheme di Wes Anderson, che promette simmetrie, pastelli e stranezze assortite. E sì, Tom Cruise ha aperto il festival con sei minuti di applausi — ma per ora, il record resta alla nostra Ducournau.

Spoilerinos, Cannes quest’anno è un turbine. Un festival dove il glamour si intreccia con la politica, dove il cinema ha ancora il coraggio di osare, e dove anche inciampare su un abito (ciao Pattinson, ciao Lawrence) diventa parte della magia. Io sono qui, nel cuore pulsante di tutto questo, e non ho nessuna intenzione di perdere neanche un frame.

Fino alla prossima recensione!

Alice 🎬✨

Alice

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