“Cannes 2025: cinema, coraggio e colpi di scena sulla Croisette”

Cari Spoilerinos,

vi scrivo con ancora un po’ di sabbia nelle scarpe e un vago profumo di profumo costosissimo nell’aria (giuro che l’ho solo respirato), direttamente dalla Croisette, dove il 78° Festival di Cannes si avvicina al gran finale con l’energia di una diva che non vuole lasciare il palco. E chi glielo spiega che il red carpet va arrotolato domani?

Dopo giorni di emozioni, glitter e dibattiti che vanno ben oltre la pellicola, posso dirvelo: questa edizione è stata uno spettacolo nello spettacolo. Tra standing ovation, dichiarazioni politiche, film che lasciano il cuore in gola e altri che fanno venire voglia di fuggire su una barchetta a remi (citerei nomi, ma mi trattengo), Cannes 2025 ha fatto sul serio.

Il 21 maggio è stato il giorno della svolta. Joachim Trier ha fatto il suo ingresso in concorso con Affeksjonsverdi (pronunciarlo senza slogarsi la lingua è già un traguardo). Un film delicatissimo, intimo, un colpo al cuore su famiglia e memoria. La critica è impazzita — e anche io, confesso, ho versato la lacrimuccia. MYmovies lo ha piazzato dritto dritto tra i favoriti alla Palma d’Oro. Ma non è finita lì: Jodie Foster è tornata in gran forma con Vie Privée di Rebecca Zlotowski, un thriller francese che l’ha vista magnetica come non mai. Otto minuti di standing ovation (sì, ho cronometrato, mi sono pure stirata un polpaccio) e una pioggia di applausi che le hanno ricordato — e a noi con lei — che il suo legame con Cannes è qualcosa di magico. Spoilerino da red carpet? Ha anche sorriso. E tanto basta.

Ma Cannes non è solo tappeti e tacchi: Tarik Saleh ha portato al festival un’ondata di indignazione con il suo Eagles of the Republic. Una commedia politica con Alessandro Borghi e una denuncia frontale al caso Regeni. Le sue parole contro l’Italia che “ha preferito Al Sisi alla giustizia” sono risuonate forti, nette, e hanno ricordato a tutti noi che il cinema, qui, è anche una faccenda seria.

Il 22 maggio, l’Italia ha alzato la voce in Un Certain Regard. Le città di pianura di Francesco Sossai — una piccola perla veneta con Filippo Scotti — e il western firmato Rigo De Righi/Zoppis con Alessandro Borghi hanno fatto vibrare i cuori (e le poltrone, per la cronaca: pioveva, ed eravamo tutti stretti come sardine cinefile). Fuori concorso? Cronenberg ha cominciato a far parlare di sé con The Shrouds, ma ci torniamo tra poco.

Sempre lo stesso giorno, Oliver Hermanus ha steso tutti con History of Sound, una storia d’amore tra due uomini durante la Prima Guerra Mondiale. Paul Mescal e Josh O’Connor ci hanno fatto sognare, piangere e rivalutare tutte le nostre scelte sentimentali. La sala era commossa, e io… be’, diciamo che ho mandato un messaggio al mio ex. Il potere del cinema, Spoilerinos.

E come dimenticare il Manifesto dei cineasti europei sulla Plage de Quinzaine? Centinaia di registi a leggere all’unisono un appello per il cinema indipendente: una scena da film dentro il festival. Con il mercato frenato dalle famigerate tariffe di Trump, qui nessuno ha voglia di scherzare. Eppure, tra una protesta e un party con DJ-set bretone (non chiedete), la speranza resta palpabile.

Oggi, 23 maggio, le proiezioni conclusive ci stanno regalando gli ultimi fuochi d’artificio. The Shrouds di David Cronenberg divide: visivamente potente, certo, ma un po’ troppo cervellotico per chi è in hangover da emozioni forti. Sui social si dibatte (e pure parecchio), ma la sensazione è che Cronenberg sia tornato ai suoi fantasmi preferiti con uno stile che o si ama o si abbandona alla seconda scena.

E sul red carpet? Zendaya in Dior ha rubato il fiato — letteralmente, dietro di me una signora ha avuto bisogno di un ventaglio — e Timothée Chalamet, con il suo solito sguardo da principe triste della Gen Z, ha mandato in tilt tre file di fotografi.

I pronostici sono aperti. Juliette Binoche guida una giuria che si dice combattutissima, e i favoriti sono chiari: Affeksjonsverdi, History of Sound, e occhio a Fuori di Mario Martone, che ha conquistato molti grazie a una Valeria Golino in stato di grazia. Potrebbe essere la sorpresa dell’anno.

Insomma, Spoilerinos, questo Cannes 2025 ci sta lasciando con il cuore pieno e gli occhi lucidi. Più che un festival, un’epopea fatta di cinema, coraggio e parole che bruciano. Ci vediamo domani per il gran finale… e intanto, mi godo quest’ultima passeggiata sulla Croisette, magari con un gelato (e senza inciampare su nessuna star).

Fino alla prossima recensione!

Alice

Alice

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