
“Possedevo soltanto due vestiti: uno bianco, per le cose liete, e uno nero, per le dolenti e le nefaste. Avrei dovuto possederne un terzo. Un abito grigio, così com’è grigia la maggior parte della vita umana.”
Protagonista del romanzo è Ester, giovane donna che da Canebola (paesino del Friuli) si trasferisce a Napoli apparentemente come donna di servizio presso i Ribas, una famiglia nobile della città. Una volta arrivata, scoprirà che in realtà la sua mansione sarà di prendersi cura della giovane Malvina, una ragazza che a causa di una disabilità non esce mai dalla sua stanza. L’ambiente in cui Ester si inserisce è ben diverso da quello da cui proviene. Sin dalle prime pagine ci immergiamo in uno sfarzo che ricorda molto quello de Il gattopardo, una ricchezza opulenta, data per scontata dai coniugi Ribas.
About the characters
Ester non sa bene come muoversi all’interno di questo quadro con diversi protagonisti: la matrona Brigida, capostipite della famiglia, è ormai anziana e lascia la direzione degli affari di famiglia alla figlia Orsola, l’unica dotata di senno a suo dire, mentre il fratello Giacomo, invidioso di non essere in grado di gestire il patrimonio familiare, si dedica alle sue velleità artistiche. Non si menziona mai nel libro che tipo di disabilità Malvina abbia; viene invece ostentata la decisione della famiglia di tenere la ragazza in casa, trattandola come un essere di cui avere infinita vergogna.
Ester prende subito a cuore quella fanciulla così gracile ma così brillante, che da subito dimostra di avere delle caratteristiche peculiari: è qui che il romanzo assume delle tinte gotiche, perché Malvina pare abbia un contatto con delle entità che le mostrano ciò che deve ancora avvenire o ciò che è già avvenuto e che si collegano con la storia della residenza in cui la storia è ambientata. Malvina viene messa al riparo da questa cattiveria, innescando però un effetto boomerang: per tutta la cattiveria schivata fuori dalle mura di casa, ne riceve il doppio in casa sua, venendo praticamente ignorata da tutti tranne che da Ester.
“Era terribile quella bellezza vista tutta assieme. Recava qualcosa di innominabile, quasi un vaticinio di finitezza che faceva insignificanti uomini e donne e bestie, la vita delle cose semplici un passaggio irrisorio
About the book
“Le bocche zannute dei passanti, i rumori, le voci in una sinfonia disarmonica che ora era canto, ora bestemmia”
In Stella randagia, Piera Ventre ci illustra la città come un dedalo di strade che da larghe si fanno strette, minuscole, quasi a soffocare chi ci passa attraverso. Napoli viene descritta come una città che, in quasi tutti i casi, non perdona mai e in cui il divario sociale è particolarmente evidente, anche in un periodo storico florido come la Belle époque. Napoli offre una grande bellezza, tanto grande sia da renderla protagonista di tante canzoni sia da presentare un prezzo alto a chiunque se ne nutra.
Nel caso di Stella randagia, alla trama interessante si aggiunge una scrittura unica, che inizialmente può apparire sfidante o addirittura respingente per il lettore che si avvicina alle pagine, ma che una volta compresa sa regalare grande gioia. Definirei poetica la prosa di Piera Ventre, non solo per le immagini mentali che è in grado di creare, ma anche perché, in alcuni tratti del romanzo, quella lingua comune si fa effettivamente poesia. L’impaginazione cambia, ogni rigo si spezza a metà, davvero una poesia nella prosa, dunque. Sono, questi, passaggi di rara intensità, forse messi lì con il preciso intento di intermezzo tra un evento e l’altro, come a spezzare la narrazione ma allo stesso tempo renderla più fluida, con il risultato di un ibrido letterario senza pari.
“Vidi tutto e tutto ancora vedo. Le rovine e
gli alberi stecchiti e
l’erba arsa e
l’acqua che a mano a mano si risucchia e
un enorme freddo e
venti e tempeste e
fiumi imbizzarriti e
mari morti e
un calore insopportabile e
deserti e
stelle con la coda che si schiantano e
ogni bestia sparisce dalla terra e belati di agnelli e
capre che vengono sgozzate e
di nuovo tutto ricomincia senza requie.”
Degni di nota sono le note all’inizio di ogni capitolo (relative ad aspetti psicologici/psichiatrici) e le lettere del marito alla nostra protagonista Ester, lettere che danno contesto al romanzo stesso.
