..intervistando Emilio Limone..

Ieri, durante la presentazione in una libreria palermitana del suo libro ‘Il mistero di Villa Feoli’, abbiamo potuto chiedere all’autore, Emilio Limone, un paio di domande.

Emilio, quanto sono stati ispirati la trama e il protagonista del “Mistero di Villa Feoli” dalla tua esperienza come Maresciallo dei Carabinieri?
Sicuramente l’esperienza da maresciallo dell’Arma mi ha dato spunti per la creazione della storia e per alcune particolarità, anche in relazione al protagonista.

A cosa ti sei ispirato per scrivere i personaggi di Celeste e di Zanca?
Non credo di avere avuto ispirazioni dirette. Ho, però, aneddoti in merito ai nomi. Celeste Romano è una dedica “calcistica” per mia moglie, tifosa della Lazio, la squadra celeste della città di Roma; Zanca è il cognome di un mio amico fraterno e compagno di tanti progetti artistici, lo scrittore palermitano Ettore Zanca.

Il protagonista del libro condivide tratti o esperienze con te? Puoi darci qualche esempio concreto?
È avellinese, ha una grande passione per il calcio, non ama le “sceriffate”, è molto razionale.

Qual è stata l’ispirazione dietro la scelta di Villa Feoli come fulcro della tua narrazione?
Un mio caro amico e collega mi raccontò di aver sognato un mio sopralluogo in una dimora storica, dove c’era stato un delitto. Per me è stata un’illuminazione.

Nel tuo romanzo, la villa sembra avere una personalità propria. Quanto è importante il luogo nella costruzione del mistero?
È fondamentale, deve catturare la curiosità.

Quali tecniche narrative hai utilizzato per mantenere alto il livello di suspense e interesse nel lettore?
Non devono mancare i colpi di scena ma neanche i momenti di leggerezza e romanticismo, tra una scena “gialla” e l’altra.

Qual è il tuo personaggio preferito nel libro e perché?
Celeste, perché rappresenta la bellezza in ogni sua accezione.

Puoi darci qualche anticipazione sui tuoi progetti futuri? Ci sarà un seguito del “Mistero di Villa Feoli”?
Sto già scrivendo il seguito e spero che diventi una serie.

Nel parlare dell’Avellino come squadra calcistica, hai preso spunto dalla tua biografia?
Decisamente sì. La mia passione per l’Avellino è forte. Non è solo una squadra di calcio: è il simbolo di un territorio, orgoglio di chi vive in Irpinia e di chi è emigrato altrove.

Quanta somiglianza c’è tra il personaggio di Elisa nel libro e la tua, omonima, compagna di vita?
Tanta. Il suo sostegno, morale e non solo, è fondamentale nella quotidianità.

“Quanto è importante il rapporto con l’Arma, visto anche il saggio che hai scritto ‘Sfogliando una Fiamma – Storia letteraria dei Carabinieri’? “
Un carabiniere ha gli alamari cuciti idealmente sulla pelle. È un orgoglio.

Ringraziando di nuovo sia Emilio che Elisa, li rivedremo sul blog per la recensione del prossimo libro di Emilio.


martie

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