XAVIER DOLAN – quattro film del regista canadese da recuperare

L’enfant prodige. Così viene spesso apostrofato il regista canadese Xavier Dolan. Un termine che sembra calzargli a pennello, sin dal suo esordio, quando a soli vent’anni presenta al grande pubblico internazionale la pellicola che lo ha consacrato, “J’ai tué ma mère”.

Pellicole autobiografiche che toccano nel profondo, ricche di colori e dense di sentimenti, il cinema di Dolan è personale e intimo, ma in grado di scavare nella mente e nel cuore di ogni spettatore. Il rapporto conflittuale con la figura materna, la ricerca di se stessi che passa attraverso la sessualità, una finta altezzosità nel protagonista che sfocia sempre in un’individualità fragile. Questi sono i topoi chiave del cinema di Dolan, che interpreta molto spesso il ruolo del protagonista, che riesce sempre a cascargli a pennello. Non mancano però le muse del regista, dalla “madre spirituale” Anne Dorval all’oggetto del desiderio per eccellenza, Niels Schneider.

Il cinema di Dolan è introspettivo e caldo, il regista sembra comprendere e trasporre abilmente sullo schermo le ansie e le paure che muovono i ragazzi della sua generazione, creando immagini potenti e suggestive. Ecco dunque quattro film del regista canadese da recuperare, tutti presenti su Amazon prime video e dunque assolutamente imperdibili.

J’AI TUÉ MA MÈRE

I Killed My Mother (J'ai Tue Ma Mere) | Reviews | Screen

Il film d’esordio di Xavier Dolan, che rese immediatamente il regista un vero e proprio cardine del cinema indipendente canadese. Candidato, tra gli altri premi, ai César francesi per il miglior film straniero, il film pone le basi per la filmografia di Dolan, analizzando quei temi che diventeranno chiave e maggiormente trattati nelle pellicole successive.

“Ho ucciso mia madre” è la traduzione italiana del titolo. Suggestivo, certamente, ma anche estremamente disturbante. Si tratta di una morte metaforica, una morte interiore quella che il regista vuole dipingere. “Esiste un amore più grande di quello di una madre per il proprio figlio?” sembra chiedersi Dolan, in questo film teso e sempre pronto a esplodere, esattamente come il protagonista Hubert che sogna a occhi aperti la morte della madre, tanto da dedicarci un tema scolastico.

Due anime così diverse da risultare quasi affini. Sono Hubert e la madre il cuore di questa pellicola dai forti tratti autobiografici e dalla grande forza espressiva. La scrittura di Dolan apre allo spettatore la sua visione soggettiva del rapporto materno: “Cosa faresti se morissi oggi?” “Morirei domani”. La chiave del cinema di Dolan.

THE DEATH & LIFE OF JOHN F. DONOVAN

Programmazione - Cineteca di Bologna

Dal passato si torna al presente. “The death & life of John F. Donovan” è infatti il penultimo lavoro realizzato dal regista, seguito solo da “Matthias & Maxime” presentato a Cannes nel 2019. “John F. Donovan” fa invece il suo ingresso al Toronto Film Festival, ottenendo giudizi altalenanti e a tratti poco lusinghieri. Si tratta di un nuovo debutto del regista canadese, che per la prima volta propone una pellicola in inglese (non più in francese) con attori hollywoodiani. Da Natalie Portman a Kathy Bates, da Susan Sarandon a Kit Harington, il John F. Donovan del titolo.

Xavier Dolan, regista amato e acclamato dal suo esordio, desiderava uscire dagli schemi (e dal Canada), esaltando con la sua scrittura pungente ma sensibile le doti recitative di un cast di serie A. Trae come sempre ispirazione dal suo passato, con il piccolo ma sorprendentemente bravo Jacob Tremblay come alter ego. Rievoca così il suo passato, il rapporto tumultuoso con la madre, l’idolatria per una celebrità (John F. Donovan, per l’appunto), alla quale desiderava così ardentemente somigliare. Anche il giovane Dolan aveva scritto una lettera al suo idolo del tempo, Leonardo DiCaprio, ma al contrario del protagonista della sua stessa opera non ne era mai diventato “l’amico di penna”.

Dolan indaga sul concetto di celebrità e fama, e mantiene come fulcri due personaggi così distanti ma anche così simili, come il giovane Rupert Turner (Tremblay) e lo stesso John F. Donovan (Harington). Un film non potente e affascinante come i precedenti ma pur sempre estremamente brillante e personale.

LES AMOURS IMAGINAIRES

Heartbeats (Les Amours Imaginaires) – [FILMGRAB]

Rosso è il colore dell’amore, verde quello della gelosia. E sono proprio questi i due temi chiave di una delle pellicole più conosciute di Xavier Dolan, “Les amours imaginaires”. Perché sono proprio l’amore e la gelosia a muovere i due personaggi protagonisti, Marie e Francis. Che, sulle note soavi di una cover di “bang bang” tentano in tutti i modi di conquistare l’affascinate Nicolas (Niels Schneider).

I due amici danno presto vita a un malefico duello, cercando di vincere le attenzioni e i sentimenti del bel Nicolas, che si rivelerà essere tutt’altro che perfetto. Tentano di conquistarlo con regali e altre sottili armi di seduzione, convinti che riusciranno ad avere la meglio l’uno sull’altro.

Ancora una volta, Dolan gioca molto sul tema della sessualità, adottando scelte cromatiche che perfettamente sembrano rappresentare i sentimenti e la lotta dei due personaggi. Non mancano le metafore visive, tipiche del regista canadese, che riesce dare corpo ai suoi sogni nei quali Nicolas sembra essere l’indiscusso protagonista.

TOM À LA FERME

Tom à la ferme, quando l'omosessualità diventa dramma | veb.it

Seppur Xavier Dolan abbia raggiunto il successo internazionale sin dal primo film, uscito nel 2009, anche grazie a un cocktail di ingredienti che sembrano sempre funzionare al meglio, sono diverse le pellicole del regista che escono dai suoi schemi abituali. Una di queste è proprio “Tom à la ferme” un dramma quasi teatrale (ambientato in un unico luogo) dalle forte tinte dark.

Dopo la morte del fidanzato, Tom deve recarsi alla sua fattoria per prender parte al funerale, consapevole che la famiglia non sia a conoscenza dell’omosessualità del figlio deceduto. In primis, è proprio il fratello del compagno di Tom, Francis, che sembra essere particolarmente indolente nei confronti del ragazzo, consapevole del rapporto che si celava tra i due.

Un dramma sentimentale si trasforma però, sotto i nostri occhi, in un thriller psicologico a tratti apocalittico, in particolare per la scelta come unità di luogo di una fattoria isolata, silenziosa e lontana dalla civiltà. É il rapporto tra Francis e Tom, però, la componente più disturbante della pellicola, con il primo che sembra sfogare tutte le sue frustrazioni e insoddisfazioni sul secondo. A riprova del fatto che Dolan non è non solo in grado di evolversi e uscire dagli schemi abituali, ma anche di creare pellicole ad altissima tensione.

Vittoria

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