Chiamami col tuo nome

Ci sono alcuni film che hanno la capacità di entrarti dentro e rubarti un pezzetto di anima per custodirla in eterno. E “Chiamami col tuo nome” è uno di questi: scena dopo scena ti conquista e quando finisce ti ritrovi ad avere una nostalgia incredibile per quell’estate del 1983 che in realtà non hai mai vissuto.

Trama

La trama è molto semplice: Elio è il figlio di un professore universitario che ogni estate invita uno studente accuratamente selezionato a passare un periodo nella sua casa a Crema, in Italia. Quell’anno il fortunato è Oliver, un ragazzo incredibilmente misterioso che man mano conquisterà Elio e, tra una chiacchierata sui libri e un giro in bicicletta per le campagne, i due si innamoreranno, ma il momento in cui dovranno separarsi si avvicina irrimediabilmente.

Delicato, lento e mai volgare o banale, “Chiamami col tuo nome” è incredibilmente magico eppure estremamente realistico: l’estate di Elio e Oliver trascorre lenta eppure passa senza che se accorgano ed è proprio in quella lenta e apparentemente noiosa quotidianità che loro due s’innamorano.

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Il loro amore, nonostante non escluda la parte fisica, è quasi spirituale poiché sono le loro anime ad avvicinarsi lentamente, attraverso uno scontro iniziale che non farà altro che stimolarli e grazie al confronto i due cresceranno un po’ ogni giorno, scopriranno di avere moltissime cose in comune e in ultimo si troveranno coinvolti in una sempre più forte attrazione fisica.

L’talia di Luca Guadagnino

L’Italia rappresentata dal regista Luca Guadagnino (che come si può intuire è la sua madre patria) è estremamente realistica: non ritrae una grande città, come ad esempio Milano che è caotica e internazionale, ma Crema, il suo paese d’origine, un posto tranquillo e “noioso” in cui non succede mai niente. Ed è proprio in questo far niente che scoccherà la scintilla non solo tra i protagonisti, ma anche tra Elio e Marzia e Oliver con una ragazza incontrata una sera al bar: soprattutto Elio prenderà coscienza della sua bisessualità e la accetterà con molta naturalezza, venendo a patti con essa scena dopo scena ed il culmine di ciò sarà la tanto discussa scena della pesca, che rappresenta la sua totale presa di coscienza dell’essere eccitato sia dalle ragazze che dai ragazzi.

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Un’ estate diversa

L’estate di “Chiamami col tuo nome” è completamente diversa da quella solitamente rappresentata nei film: non ci sono feste incredibili e divertimento a non finire, ma calma mescolata alla noia e giornate passate a cercare qualcosa di diverso da fare, lunghi giri in bici per le campagne e pomeriggi passati a fare il bagno al lago. E alla fine ti ritrovi ad avere una sensazione incredibile di malinconia per quell’estate che non hai mai vissuto, per quelle persone che non hai mai incontrato e con le quali sai avresti legato tantissimo, per quei libri che non hai letto sdraiato sul divano con i tuoi genitori e per quei ricordi che sai non ti appartengono.

Il discorso del padre

Moltissimo si è detto riguardo alla “scena della pesca” (e spesso per i motivi sbagliati), ma la parte più bella del film è sicuramente il discorso che il signor Perlam fa al figlio Elio: così bello e carico di quell’amore paterno che purtroppo a molti manca, ma che si basa sull’accettazione del figlio e dei suoi sentimenti verso un ragazzo che non gli ha fatto altro che bene e che sanno lui ama tantissimo. Uno dei discorsi più belli di tutta la storia del cinema.

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La scena finale è incredibile: Elio piange davanti al camino ed in quel pianto, grazie alla magistrale interpretazione di Timothée Chalamet, sentiamo tutto il suo dolore ed il tentativo di accettare una realtà che fa troppo male, il dover scendere a patti con il fatto che non sempre le cose vanno come vorremmo e che purtroppo anche chi è stato fondamentale nella nostra vita potrebbe andarsene. E quando guarda direttamente la telecamera (dettaglio che tra l’altro è stato improvvisato dall’attore) vediamo il dolore che affligge la sua anima e lo sentiamo nel petto.

Dettagli tecnici

A livello tecnico il film è sensazionale: le scenografie sono curate nei più piccoli dettagli e ci aiutano a capire qualcosa in più sui personaggi ed il tutto si amalgama perfettamente all’ambiente in cui si trovano,creando un’atmosfera indescrivibile. Le inquadrature sono state studiate nei minimi dettagli: nulla è casuale ed il risultato è che ogni fotogramma sembra quasi un quadro, assolutamente perfetto.

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1 film, 3 lingue

Ultimo, ma non meno importante, consiglio è di guardare il film in lingua originale. O forse sarebbe più corretto dire nella sua versione originale perché è recitato in 3 lingue: inglese, italiano e francese, che si mescolano con una grazia tale da non creare un caos, ma una melodia bellissima e sublime.

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-Anna

Anna

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