FINCHÉ IL CAFFÈ E’ CALDO

Toshikazu Kawaguchi, sceneggiatore e regista giapponese, è l’autore del libro Finché il caffè è caldo, suo romanzo d’esordio – uscito in Italia durante il primo lockdown – seguito poi da Basta un caffè per essere felici.

TRAMA

In Giappone esiste una caffetteria speciale. Su di essa girano mille leggende. Si narra che, bevendo il caffè, sia possibile rivivere un momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si è detta l’unica parola che era meglio non pronunciare, si è lasciata andare la persona che non doveva sfuggire. Si narra che facendo quel piccolo gesto tutto possa cambiare. Ma c’è una regola da rispettare: non bisogna, per nessuna ragione, finire il caffè dopo che si è raffreddato. 

Non tutti hanno il coraggio di entrare nella caffetteria. Eppure qualcuno decide di sfidare il destino. Qualcuno si siede su quella sedia con davanti una tazza fumante. C’è Fumiko, che non ha trattenuto il ragazzo che ama; Kothake, che insieme ai ricordi di suo marito crede di aver perso anche sé stessa; Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con sua sorella. E infine c’è Kei, che cerca tutta la forza dentro di lei per diventare una buona madre. Ognuno ha un rimpianto. Ognuno ha un ricordo che riaffiora. Ma tutti scoprono che non è importante il passato. Perché non si può cambiare. Ciò che conta è il presente. Quello è nelle proprie mani. Ogni cosa si può ancora decidere, scegliere, fare nel modo giusto. La vita come il caffè va gustata sorso dopo sorso, cogliendone ogni attimo.

LE REGOLE 

Ci sono cinque semplici regole da seguire, scopriamo quali sono:

  • Le uniche persone che si possono incontrare sono quelle entrate nel caffè;
  • Qualunque cosa si faccia nel passato questo non cambierà il presente;
  • Bisogna sedersi solo ed esclusivamente sulla sedia della donna in abito bianco, se si prova a sedersi con la forza si viene maledetti;
  • Quando si viaggia nel tempo si può rimanere solo su quella sedia, alzarsi vuol dire tornare al proprio tempo;
  • Non lasciare per alcuna ragione che il caffè si raffreddi.

Con tutte queste regole, chi vorrebbe mai tornare indietro nel tempo? Sono davvero poche le persone che decidono di affrontare quel viaggio, per questo si crede che infondo sia solo una leggenda metropolitana. Il tempo, purtroppo, è limitato, per cui si potrà rimanere nel passato soltanto finché il caffè sarà caldo. La persona che deciderà di tornare indietro dovrà bere tutto il caffè prima che si raffreddi, o ci saranno gravi conseguenze.  

I VIAGGI NEL TEMPO

Abbiamo visto e sentito parlare molte volte dei viaggi nel tempo: dalla serie Doctor Who, a Predestination, fino ad arrivare ad Avengers: Endgame, giusto per citarne alcuni. Toshikazu Kawaguchi, invece, descrive in molto semplice – per nulla fantascientifico – delicato ma anche sorprendente il viaggio nel tempo, legato a tematiche umane, pieno di sentimenti e relazioni.

Il viaggio si può compiere sedendosi unicamente su una sedia di uno specifico tavolino all’interno del locale e la sua durata è davvero breve. E’ molto diverso da quello che abbiamo sempre visto o sentito, ha dell’incredibile che infondo basti solo bere un caffè, un’azione semplice che compiamo tutti i giorni, in compagnia o in solitudine, per poter rivivere qualcosa che abbiamo già vissuto.

Possiamo dunque dire che più che un viaggio nel tempo, è un viaggio dentro se stessi; «un viaggio che non cambia il presente ma può cambiare chi sei».

I PROTAGONISTI

Il libro è diviso in quattro capitoli e ognuno di esso racconta quattro storie diverse, ma ben collegate fra loro. Conosciamo così una relazione finita, o quasi; una malattia e la forza dell’amore che lega marito e moglie; il rammarico di parole non dette ad una sorella e l’incontro con una figlia tanto desiderata. Le quattro storie che vengono raccontate hanno un sapore dolce-amaro, un po’ come il caffè. Ci fanno riflettere sugli errori del passato, sull’amore, sulla famiglia, sui sentimenti ritrovati e perduti, e sulla morte.

Scena del film “Caffè Funiculi Funicula” (2018)

In poche pagine conosciamo un po’ i protagonisti – Fumiko, Kothake, Hirai e Kei – e le loro storie, i loro dolori, i loro tormenti. Scopriamo la loro tenacia nel voler intraprendere un viaggio nel passato – anche dopo aver conosciuto le regole e i limiti – e la loro forza nel non arrendersi davanti a niente, nemmeno la morte. Ma soprattutto ammiriamo la speranza che l’autore riesce a trasmetterci in quelle righe, e che si percepisce quasi sempre durante la lettura.

Arrivata alla fine del libro ho cercato di immaginarmi seduta su quella sedia, con una tazza di caffè caldo in mano e mi sono chiesta: riuscirei a tornare indietro e riaffrontare il passato?  E voi, cosa fareste?

Anna Maria

Anna Maria

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