DIO DI ILLUSIONI

Dio di Illusioni può essere considerato come uno dei maggiori casi letterari degli anni ’90, che non solo vendette 5 milioni di copie ma permise anche a Donna Tartt, essendo il suo romanzo d’esordio, di potersi affermare come autrice, rendendola nota a un pubblico internazionale.

La Storia Segreta

La storia è abbastanza semplice, un cliché su dei giovani ricchi e viziati che stanchi del tutto che la vita gli ha sempre donato, decidono di rovinarsi con le loro stesse mani.

Beauty is rarely soft or consolatory. Quite the contrary.
Genuine beauty is always quite alarming.

La storia ruota intorno all’Hampden College, scuola universitaria nel Vermont, dove Richard Papen viene accettato quasi per miracolo, riuscendo a scappare dalla sua vita segnata dalla povertà in California. Ad Hampden, Richard ha la possibilità di reinventarsi, costruirsi una nuova personalità che non abbia nulla a che vedere con il vecchio Richard, e qui, quasi per caso incontra cinque ragazzi che a sua insaputa gli cambieranno la vita per sempre.

Attratto in maniera inspiegabile da quei cinque ragazzi che non hanno nulla in comune con lui, se non forse l’ammirazione per i classici e per gli studi umanistici, Richard decide di iscriversi al corso di greco antico di Julian Morrow.

Peculiarità del corso non è solo il fatto che la classe sia composta solo dai cinque ragazzi irraggiungibili agli occhi di Richard ma anche la personalità di Julian, un esteta che esercita sugli allievi una forte seduzione spirituale.

Quello che però Richard ancora non sa è che il gruppo in cui viene accolto quasi subito, nasconde segreti ben peggiori di tutte le bugie che Richard ha raccontato fin dal momento in cui ha messo piede ad Hampden.

A Donna Tartt però i cliché non sembrano piacere, è forse è proprio per questo motivo che la storia riesce alla perfezione, senza mai cadere nel banale e dare nulla per scontato.

La caratterizzazione dei personaggi

Se la storia può sembrare quasi banale: un gruppo di ragazzi ricchi che si sentono superiori e totalmente distaccati dal mondo; non si può dire lo stesso del modo in cui Donna Tartt decide di costruire i suoi personaggi, trasformandoli in una tela intricata che regge sulle sue spalle il peso di tutta la storia.

Se da un lato abbiamo Richard Papen, un giovane ragazzo californiano decisamente povero, disposto a giocarsi tutto pur di abbandonare una famiglia con la quale non ha alcun tipo di rapporto, dall’altro lato abbiamo Henry, il gemelli Charles e Camilla, Francis e Bunny, una cerchia ristretta che si è isolata da Hampeden costruendosi il proprio mondo di alcool, ricchezze e antichi miti.

È senza volerlo che Richard si trova terribilmente attratto da loro senza nemmeno comprenderne il motivo, costruendosi una vita di bugie solo per sentirsi accettato da loro, ma da Henry in particolare.

Forgive me for all the things I did, but mostly for the ones that I did not

Henry Winter è forse il miglior personaggio del romanzo, una personalità complessa fredda e distaccata ma grazie alla quale tutto prende vita e tutto finisce in sintonia con i suoi modi pacati. Il personaggio intorno al quale gira l’intero romanzo, senza il quale Richard probabilmente avrebbe avuto la fortuna di non imbattersi mai in nessuno dei loro segreti. Henry è anche il personaggio di cui conosciamo più sfaccettature proprio perché è quello che più affascina Richard, alla cui voce la Tartt affida la narrazione della vicenda anni dopo da quel fatidico giorno di aprile.

Tutti i personaggi sono però una piccola opera d’arte all’interno di un quadro complesso fatto di bugie e apparenze attraverso cui la voce di Richard cerca di farsi strada per ricostruire con precisione i suoi anni ad Hampden.

Il mondo creato dalla mente di Donna Tartt

Il romanzo viene scritto proprio durante il periodo in cui Donna Tartt frequentava l’università di Bennington, nel Vermont, a cui si ispira l’Hampeden College per poi essere pubblicato nel 1992, anticipando Il Cardellino, l’ultimo grande successo dell’autrice.

Death is the mother of beauty

La Tartt riesce, almeno nel mio caso, nel difficile compito di creare personaggi per i quali risulta impossibile patteggiare, verso i quali è impossibile provare empatia. Quello che manca nel romanzo in fatto di giustizia materiale, la Tartt lo compensa con il karma. Henry, Charles, Camilla, Francis e Richard non verranno mai puniti per quello che hanno fatto, ma il segreto che custodiscono li divorerà pian piano rendendo impossibile dimenticarsi di quel pomeriggio di aprile.

Voto: 8

Sara

Sara

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