ARCHER

THE COMEDY AWARD GOES TO…

Archer è una serie animata del 2009, prodotta da Adam Reed e tutt’ora in corso che si distingue per essere uno dei migliori prodotti comici in cui io sia mai incappata.

La trama è semplice, sviluppata attorno alla realtà di spionaggio, dove il protagonista Sterling Archer affronta diverse missioni accompagnato da un team unico e disfunzionale. Gli scenari pseudo realistici vengono però interrotti alla fine della settima stagione, quando a causa di una grave ferita Archer finisce in coma. Durante il ricovero ospedaliero, Archer sogna. Sogna di essere un investigatore in un mondo noir che pullula di boss mafiosi (Archer Dreamland, ottava stagione); sogna di essere un aviatore in un isola del Pacifico negli anni ’40 (Archer Danger Island, nona stagione) e, infine, sogna di essere il capitano di una navicella spaziale retrofuturistica (Archer 1999, decima stagione).

Oltre alle ambientazioni sempre nuove e alle avventure sempre più folli del nostro protagonista, la serie spicca per la sua innata comicità. Archer fa ridere e fa ridere tanto. Le battute sono ciniche, folli e spesso molto stupide, eppure funziona, funziona sempre. Molti personaggi sono sbagliati e sono scritti per essere tali, tra cui uno scienziato pseudo nazista, una sniffatrice di colla seriale, una madre morbosa e alcolista e… Pam.

UNA RIPRESA IN GRANDE STILE

Dopo il coma di Archer, molti spettatori sono stati delusi e particolarmente infastiditi dal prolungarsi delle stagioni estranee alla time line principale e, io stessa, devo ammettere di non aver amato la nona ma, Archer 1999 ha saputo certamente riprendere lo splendore del vero Archer. Da un punto di vista prettamente tecnico e narrativo è facile capire perché abbiano scelto di andare così oltre alla trama principale.
Dei personaggi così grandi meritano di essere inseriti negli scenari più impensabili, permettendo agli autori di dare libertà assoluta alla loro inusuale fantasia.

Quest’ultima stagione, uscita da davvero pochissimo su Netflix, è stata spettacolare. E’ stata ciò che i fans di Archer si meritavano prima di un ritorno alla normalità (se così vogliamo chiamarla), un ultimo assaggio di dolce follia, totalmente priva di senso.

Il Nosense è difatti uno dei punti chiave della comicità di questa serie e, lamentarsi per tre misere stagioni solo perché non seguono il filone principale, è a dir poco ridicolo. Me ne sono accorta io stessa; il trucco è godersi gli episodi senza aspettarsi nulla, solo per il gusto di essere intrattenuti e, credetemi, Archer in questo riesce benissimo.

GRANDI ASPETTATIVE

Sì, ho appena detto che una serie come questa va goduta senza aspettarsi nulla… ma, MA, dopo un finale di stagione come quello della decima, un po’ di eccitazione permane, no? Archer, finalmente, si risveglia dal coma. Dopo un montaggio stranamente commovente dove vengono percorse alcune delle scene migliori tra le varie stagioni e dove, lo stesso Sterling viene ripreso nei vari cambi di outfit che lo hanno contraddistinto in ogni episodio… Archer apre finalmente gli occhi.

Ad accoglierlo è sua madre, la fredda e cinica Mellory, che per tre lunghissimi anni è stato al suo fianco,descrivendo il loro rapporto – decisamente unico – come una storia d’amore, sottolineandone la complessità morbosa.

Ci aspetta un’undicesima stagione più drammatica, forse più seria, ma sicuramente spettacolare e al pari di nessun’altra. Perché è questa folle unicità ad essere il punto forte di Archer. Ah e anche la sigla. La sigla spacca i culi!

Archer, the man who cheated death.

Voto: 9/10

Alicia.

Alicia

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