Tra moda e cliché: il ritorno sul grande schermo di “Crudelia” De Mon

Ormai lanciata nella realizzazione di remake live action dei suoi grandi classici, la Disney ci propone una villain origin story dedicata a uno dei suoi personaggi più iconici: Crudelia De Mon.

L’obiettivo del film è raccontarci come Estella, una bambina con i capelli bicolor e uno spiccato gusto in fatto di moda, sia diventata Cruella, la cattiva che tutti noi conosciamo con un’ossessione per le pellicce di dalmata. Obiettivo che viene raggiunto, anche se con un’abbondanza di cliché e tentativi- decisamente forzati- di creare un legame con il cartone de “La carica dei 101”.

Eppure, dietro una trama ricca di banalità e colpi di scena prevedibili, si nasconde un’interessante riflessione sul mondo dell’arte e in particolare sulla moda. La trasformazione del personaggio (interpretato da Emma Stone) passa proprio attraverso i vestiti che crea: mentre Estella, che lavora per la Baronessa- una delle più importanti stiliste del momento- si attiene alle direttive e si limita ad inserire il suo tocco in ciò che crea, Cruella è provocatoria e irriverente.

Le sue creazioni non sono abiti, ma vere e proprie performance artistiche: rinchiude la Baronessa in macchina e la oscura con il suo abito, una provocazione degna delle opere di Duchamp; sfila in un furgone per l’immondizia e quelli che apparentemente sembrano sacchi di rifiuti si rivelano essere la coda del suo abito, in un richiamo indiretto ai tessuti e agli abiti ancora in buone condizioni che ogni anno vengono gettati via, una denuncia velata al mondo del fast fashion.

Oppure l’abito che indossa al “Ballo in bianco e nero” della Baronessa: un capo realizzato dalla stilista stessa, ma che la ragazza ha modificato e riadattato allo stesso modo in cui i remake dei film- categoria nel quale anche “Crudelia” rientra- riadattano storie che già esistono. Sfortunatamente tutta la potenziale riflessione sull’arte e sulla moda viene introdotta e mai sviluppata: se nella prima metà del film tutti questi temi vengono accennati, successivamente passano in secondo piano rispetto alla trama, che smette di essere provocatoria e ritorna a un susseguirsi di cliché e colpi di scena che di sorprendente hanno ben poco.

L’atmosfera cambia e si torna a una classica storia disneyana dove, invece dello scontro tra il buono e il cattivo, vediamo una battaglia tra due cattive, anche se una deve ancora diventarlo del tutto. Eppure, nonostante i continui tentativi di richiamare il cartone animato, la Crudelia De Mon che tutti noi conosciamo svanisce nel momento in cui la Cruella del film presenta la sua prima vera collezione: in una sfilata provocatoria la ragazza indossa un cappotto realizzato con la pelliccia dei tanto amati dalmata della Baronessa, nonché gli animali che hanno ucciso sua madre all’inizio del film. Peccato che poco dopo si scopra che non ha ucciso davvero gli animali per farne delle pellicce, recidendo così il legame con il cartone che nel finale il film tenta di creare.

Una vera e propria caduta di stile.

Anna

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